mercoledì 10 ottobre 2007

Don Gaetano Villivà

Ad una grande persona del nostro tempo, umile in mezzo agli umili.

Don Gaetano Villivà, nato a Terranova (RC).
Il 5-5-1946, proveniente da Santa Giorgia giunse alla nostra parrocchia di Paracorio S.M.Assunta in qualità di economo.
Il 20 Novembre 1952 fu nominato parroco presso la nostra chiesa.
Morì il 2 aprile 1981 a Delianuova.

Una breve storia biografica di un grande uomo.

“Diventasti comunista”, mi disse, quando studente universitario, lo trovai in cima alla scalinata davanti al portone della chiesa. Era suo solito stare li prima di iniziare la messa.
Uomo burbero, dai modi sbrigativi ma sempre con il sorriso sulla bocca.
Memoria storica del nostro quartiere e di segreti nel confessionale.
Sempre con la tunica nera e il suo colletto bianco. Una quantità di bottoni indefinita che ancora per me rimane un mistero quanto ci mettesse ad abbottonarli al mattino.
Ha fatto crescere molte generazioni, compresa la mia, con rimproveri, a volte qualche buffetto ma sempre contento di averci accanto.
E’ stato uno degli uomini onesti e seri che nella mia vita mi è capitato di incontrare. Una fortuna. Sempre col fazzoletto in mano ad asciugarsi il sudore dalla fronte che era sempre copioso, in particolare durante le processioni.
Prevalentemente le sere d’inverno e anche nelle altre stagioni ci trovavamo nell’oratorio, una sala grande dove c’era il ping-pong e il calcio balilla. Accanto alla sala c’era il suo alloggio. Nella nostra esuberanza, tipica dei bambini e ragazzini, producevamo un caos assordante. Erano le poche volte che entrava per zittirci. Comprendeva la nostra voglia di divertirci. Quando veniva è perché oltrepassavamo i limiti. Arrivava sempre con la sua tunica nera, poche parole ma bastava la sola presenza, e tutti in silenzio. Di lui avevamo un rispetto enorme.
Le sue messe erano lo specchio della sua persona, schiette, di poche parole e di grande umanità senza mai essere ridondanti. Erano un piacere la loro brevità, ma di grande intensità.
La sua 500 bianca, sempre pulita, poche volte utilizzata se non per andare a scuola o per altre commissioni fuori dal paese. Io non l’ho mai avuto come insegnante e questo un po’ mi dispiace. Da chierichetto ricordo le interminabili ore delle processioni, in particolare quella del 15 agosto della Madonna Assunta. Noi ragazzini messi in fila da 2, eravamo in tanti, dietro lui che vigilava il nostro ordine e nello stesso tempo assolveva il proprio compito di sacerdote in una funzione. Qualcuno di noi si portava in tasca qualcosa da sgranocchiare, vista la lentezza e il tempo della processione, lui sorrideva e faceva finta di niente.
Noi non avevamo niente ma era un piacere avere lui come pastore. Pasqua era la giornata più bella per noi chierichetti. Il nostro ci regalava a tutti l’agnello pasquale di marzapane. Era il più grande dono. Una leccornia che molti di noi non poteva permettersi, era il “regalo”. L’unico che potevamo avere nella nostra povertà. Portare quell’agnello a casa era come aver avuto un trofeo.
Non era mai appariscente, non debordava mai, quelle persone che incutevano rispetto solo con la sola presenza.
Un’azione cattolica, viva, composta da tante persone e dietro le quinte il nostro don Villivà vigilava, come anche nella vita quotidiana di tutti noi.
Da chierichetti in sacrestia era una lotta perenne a chi di noi si appropriava del campanello. Liti tra bambini, sedate, ma senza intervenire sui nostri alterchi. Non esistevano ricchi o poveri per lui esistevano solo gli uomini.
Non ci sono parole per descrivere un uomo che è stato per noi, assieme ai nostri genitori, un guida morale.
Grande nella sua semplicità, dolce nel suo essere burbero e generoso con chi non aveva. Aiutò tantissime persone indigenti economicamente, con molto riserbo, nel silenzio come fanno i grandi uomini.
E’ stato un pezzo della nostra vita e dei nostri segreti nel confessionale.
Un uomo che non si dimentica e che rimarrà dentro di noi.

1 commento:

angy ha detto...

Ciao Franco! Sono Rina Strano compagna di giochi di tua sorella Rosa.Vivo a Reggio Calabria ma vado spessissimo in paese per rivivere i miei ricordi.Leggendo i tuoi interventi sul tuo emozionante blog, ho fatto un piacevole salto nel passato del quale entrambi facevamo parte. Don Villivà, mi battezzò, mi fece la comunione, mi cresimò ed infine celebrò il mio matrimonio...ti ho detto tutto...Resterà dentro il mio cuore, per sempre!